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Michele Dancelli: "Il Sognatore Nomade"

Michele Dancelli un'icona del grande ciclismo degli anni 60/70, si mette in luce in un'epoca in cui gli avversari si chiamano: Eddy Merckx, Jacques Anquetil, Felice Gimondi, Vittorio Adorni, Gianni Motta, Roger De Vlaeminck, un atleta schietto che ha saputo fare emozionare i suoi tifosi grazie alle sue fughe, si perchè Michele di calcoli nella sua carriera ne ha fatti pochi, quando sta bene si alza sui pedali e via verso una nuova fuga, come quella volta alla Milano-Sanremo del 1970...
 
Matteo Ghitti​

Michele nasce a Castenedolo l’8 maggio 1942, è un ex ciclista su strada e pistard. Professionista dal settembre 1963 al 1974, è vincitore di due importanti classiche la Freccia Vallone nel 1966 e la Milano-Sanremo nel 1970, grazie a una fuga coraggiosa in solitaria di 70 chilometri, al Giro d'Italia è sempre protagonista, vince tappe e veste in più occasioni la maglia Rosa.
Il Campionissimo Costante Girardengo l'ha definito uno scalatore e velocista, confessandogli che si rispecchiava nel suo modo di correre, un corridore combattivo e grintoso, amante delle fughe da lontano: il giornalista Gianni Mura per questo lo ha battezzato: «il sognatore nomade».

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INTRODUZIONE​

Nato a Castenedolo nel 1942, in un paese a pochi chilometri da Brescia, in un’epoca in cui era in pieno svolgimento la Seconda Guerra Mondiale, Michele il padre non l’ha mai conosciuto, morto per una polmonite quando lui aveva quattordici mesi. La famiglia rimasta orfana del genitore, era seguita dalla mamma Teresa, che doveva badare ai sette figli, due maschi Narciso e Michele e alle cinque sorelle Virginia, Margherite, Maria Tesera, Laurina e Matilde. Concluse le elementari Michele deve darsi subito da fare, entra nel mondo del lavoro e svolge la mansione di manovale, con il primo stipendio acquista una bicicletta per andare a lavorare a Brescia, nel cantiere dove stavano costruendo i “Magazzini Generali”.
Con la bici Michele si diverte, nelle pause nasce qualche sfida con i colleghi per chi arriva primo, sono gli anni in cui il ciclismo contagia la gente, gli idoli degli appassionati sono Fausto Coppi e Gino Bartali.

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DAGLI ESORDI ALLA CATEGORIA DILETTANTI.​
La passione, la grinta e la determinazione di Michele nel giro di pochi anni si concretizzano, grazie al cugino Franco Novelli all’epoca già buon dilettante del Pedale Bresciano, per Dancelli l’avventura inizia nel 1958 quando veste la prima maglia, la squadra è la Audaces di Nave (Bs), corre nelle categorie “Esordienti e Allievi”. La mamma non è d’accordo, ma Michele è testardo e ambizioso quindi decide di proseguire, finalmente nel 1961 si mette in luce a Padova, vincendo il Campionato Italiano CSI, che all’epoca era molto ambito, il successo gli apre le porte alla categoria “dilettanti” per la stagione 1962.
L’anno seguente bissa il successo a Faenza, vince nettamente nonostante un problema meccanico alla ruota, che a causa di una botta gira storta, Michele è costretto a fermarsi per aprire la leva del freno, quando rientra in gruppo a un più di un chilometro anticipa la volata e vola al traguardo.
Il 1 settembre 1963, con la maglie della Bober di Carpenedolo, riconferma le sue doti al campionato italiano dell' Uvi che si disputa su tre prove, la prima in Abruzzo in un percorso paragonabile ad una Tappa da Giro d’Italia, ad aspettarlo c’è il Gran Sasso. Nonostante un problema ad un piede, che lo costringe ad una sosta, quando rientra nel gruppetto in fuga scatta e vince. La seconda prova a Perugia, si piazza quinto, la tappa finale del circuito che vale la vittoria si corre in Piemonte a Mondovì. Quest’ultima già sulla carta molto difficile di oltre 200 km, il meteo è pessimo, pioggia e freddo…. Michele lotta, al traguardo per poco è giù dal podio quarto, però questo risultato è sufficiente affinchè si possa aggiudicare il campionato e un contratto nei professionisti l’anno seguente.​

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I PRIMI ANNI DA PROFESSIONISTA ALLA MOLTENI.
​L’ingresso nel mondo del professionismo, avviene nell’ottobre 1963, grazie all’interessamento della Molteni di Vittorio Albani, giusto in tempo per correre alcune classiche italiane di fine stagione. Il 4 ottobre è al via del Giro dell’Emilia, nella prima grande gara è già nella top ten, nono, mentre Il 12 ottobre corre la Milano-Torino, si piazza quinto. Il 19 ottobre corre il Giro di Lombardia da protagonista, è terzo, battuto solo dall’olandese Jo de Roo e Adriano Durante, e si lascia alle spalle atleti come Italo Zilioli, Angelo Conterno, Aldo Moser, e Tom Simpson. Nella stagione successiva, ottiene quattro vittorie, al campionato italiano per ordini di scuderia è costretto a lavorare per la squadra, ma la vittoria epica è quella della seconda Tappa del Giro d’Italia, partenza a Riva del Garda e arrivo in Città a Brescia, più precisamente in castello all’ombra della Torre Mirabella. E’ il 17 maggio, dopo la partenza in territorio veronese, la corsa si accende con una fuga in cui Michele è protagonista, ma il gruppo non lascia fare e la annulla. Quando si entra in provincia di Brescia, una nuova fuga, Michele nuovamente è protagonista insieme ad atleti di un certo spessore, quali: Vitali, Brugnami, Enzo Moser e Chiappano. Appena prima del GPM posto in cima delle Coste di Sant’Eusebio accelera, ma in discesa viene ripreso dai compagni di fuga, il finale si avvicina l’emozione sale, siamo in Piazzale Arnaldo appena prima di imboccare lo strappo finale, Moser accelera, come pure Vitali, i due antagonisti vogliono staccare Dancelli, ma la grande forza atletica, intelligenza tattica, unite alla sua testardaggine forgiata nella giovane età, gli permettono di tagliare per primo il traguardo. Michele vince la sua prima gara al Giro d’Italia con il botto, perché indossa anche l’ambito simbolo del primato la mitica maglia Rosa. Una grande vittoria, perché mantiene la promessa fatta nella dichiarazione prima della partenza: “Voglio vincere in casa, davanti alla mia gente!!”. Questo successo rappresenta Michele, il campione della gente, l’atleta che vuole regalare emozioni ai suoi tifosi. Per la cronaca il Giro viene dominato da Jacques Anquetil, che bisserà il successo al Tour de France.
Nel 1965 ultimo anno in cui si disputa il campionato italiano su tre prove, Michele vince la sua prima maglia tricolore da professionista, al Giro d’Italia di Vittorio Adorni è grande protagonista, vince due tappe, prima la San Marino-Perugia che gli regala anche la maglia Rosa, e la quinta tappa la Benevento-Avellino. Anche le classiche italiane gli sorridono, primo al Gran Premio Industria e Commercio, Giro dell’Appennino, Coppa Placci, il Gran Premio Molteni-Arcore, il Giro del Veneto e il Giro dell’Emilia.
La stagione 1966, presenta l’asso di Castenedolo con la maglia tricolore, che a fine aprile onora in Belgio, con la grande vittoria alla Freccia Vallone, battendo due campioni come il francese Lucien Aimar ed il tedesco Rudi Altig. A maggio è schierato nella formazione al Giro d’Italia, corre per Gianni Motta. Durante la corsa a tappa, si ritaglia alcune soddisfazioni tra cui la vittoria nella 18° Tappa la Levico Terme-Bolzano, il secondo posto a Reggio Emilia ed infine il terzo posto nella Tappa con arrivo a Roma, da copione Motta vince la quarantanovesima edizione della Corsa Rosa. Michele prepara scrupolosamente il Giro del Lazio valevole come prova unica del Campionato Italiano, e il 17 settembre raccoglie i frutti,  bissando il risultato dell’anno precedente.

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1967 e 1968 GLI ANNI DELLA VITTADELLO DIVENTATA POI PEPSI COLA. 
​​Nel 1967 Dancelli ha nuovi stimoli grazie alla nuova squadra la Vittadello, che gli ha promesso più spazio per le ambizioni personali. Michele ringrazia rendendosi protagonista al Giro d’Italia di Felice Gimondi, dalla 5° alla 7° Tappa veste per tre giorni la maglia Rosa, da Roma a Etna con indossa il simbolo del primato, aggiudicandosi anche due successi nella terza e quindicesima Tappa. Suoi i successi anche al Giro dell’Appennino, al Giro dell’Emilia, alla Coppa Sabatini e alla Corsa di Coppi.
Per il 1968 Michele si presenta con la stessa formazione, ma con la nuova maglia sponsorizzata dalla Pepsi-Cola, ad inizio stagione vince il Trofeo Laigueglia ed il Giro di Reggio Calabria e rifinisce la preparazione per il Giro d’Italia al Tour de Romandie (in cui vince la seconda Tappa). Il 20 maggio è ai nastri di partenza della 51° Edizione della Corsa Rosa, è il Giro che consacra Eddy Merckx, quel Eddy che per tutti è etichettato il “Cannibale”. Dancelli lascia il segno, regalando ai suoi tifosi ben nove Tappe in Maglia Rosa, per poi cederla al Cannibale dalla Tappa delle Tre Cime di Lavaredo. Anche in questa edizione del Giro si arriva a Brescia, dopo aver scollinato la Maddalena dal Muratello, Michele regala grandi emozioni alla sua gente, perché dal giorno precedente indossa la maglia di leader e sul traguardo è terzo battuto solo dall’immenso Merckx e Vittorio Adorni. Terzo posto come nella cronometro della prima Tappa corsa nell’anello di Campione d’Italia. Il 10 novembre è nella rosa del Ct della Nazionale Mario Ricci per il Mondiale di Imola, una super squadra composta da: Michele, Adorni, Bitossi, Gimondi, Motta, Balmaion, Taccone, De Prà e Carletto. Michele da vero “sognatore Nomade” al secondo giro parte in fuga, insieme ad un atleta della nazionale svizzera, ma a causa di una foratura è costretto a fermarsi ed aspettare i diretti inseguitori guidati da Adorni. Per evitare sorprese, al quarto giro parte una nuova fuga, insieme a Michele ci sono campioni del calibro di: Adorni, Rik Van Looy, Agodtinho, Taccone, Van Springel e Bitossi. Adorni a 90 km dal traguardo tenta l’allungo solitario, in questa sua impresa è coperto dai suoi compagni Michele e Vito Taccone, che controllano i diretti inseguitori, l’impresa va in porto, primo Vittorio Adorni, secondo Herman Van Springel e terzo Michele Dancelli. 

005
1969-1970: IL RITORNO IN MOLTENI E LA MILANO-SANREMO
Per la stagione 1969 l’asso di Castenedolo è corteggiato nuovamente dalla Molteni, Michele accetta nel ruolo di veterano del gruppo, in squadra trova altri due giovani promesse bresciane, Davide Boifava e Pierfranco Vianelli. Le prime corse della stagione sono la Milano-Sanremo, il Giro delle Fiandre (conclude 6°) e la Parigi Roubaix, si presenta al Giro d’Italia con grandi ambizioni, perché la prima tappa è la Garda-Brescia con arrivo alla Stadio Rigamonti, ma rispetto al Giro d’Italia 1964, Michele è marcato stretto e non riesce nell’impresa. Il segno lo lascia con una grande vittoria nella nona Tappa, la Napoli-Potenza, nella classifica finale primo è Felice Gimondi, Michele è sesto. Il 28 giugno il nostro Campione è al via del Tour de France (prima tappa crono a Roubaix), il 6 luglio firma una grande vittoria nella prima vera prova Alpina, sua è la seconda semi-tappa di giornata la Divonne-les-Bais÷Thonon-les-Bains. Quello del 1969 è il primo dei cinque Tour di Eddy Merckx. Come l’anno precedente è protagonista al Mondiale di Zolder, sul podio medaglia di bronzo terzo.
Il 1970 possiamo considerarlo l’anno di grazia, ad inizio stagione vittoria al Trofeo Laigueglia, poi i 70 km di fuga in solitaria verso la grande vittoria alla Milano-Sanremo, in cui cito solo alcune dichiarazioni del nostro Campione: “all’arrivano piangevano tutti, anche ‘el Sciur Molteni’ che lungo la salita finale del Poggio in caso di vittoria, aveva promesso di cedermi la Molteni. Lacrime di felicità anche per Giorgio Albani e l’Ernesto Colnago, che la vittoria di Michele lo ispira a realizzare il logo per le sue biciclette "l'Asso di Fiori". Quando al traguardo ho visto che piangevano anche i Carabinieri, allora ho pianto anch’io”. Poi subito una dichiarazione schietta alla Dancelli: “sono contento particolarmente perché…non mi hanno mai calcolato un Campione”.
In merito una parentesi che merita di essere citata, Ernesto Colnago di ritorno si ferma per cena a Laigueglia, nel ristorante c'è il giornalista Bruno Raschi, il "Divino" della Gazzetta, che sta scrivendo. Detta il pezzo al giornale e parla di una "bici in fiore a Sanremo", poi guarda Colnago e gli dice: "sei l'asso dei meccanici, metti un asso di fiori sulle tue bici". Il giorno dopo Ernesto registra il marchio che diventa iconico.
Al Giro d’Italia del riscatto di Eddy Merckx, la sua migliore prestazione nella classifica generale quarto, regalando come sempre grandi emozioni ai suoi tifosi, primo nelle Tappe: Rivisondoli-Franca Villa al Mare, Loreto-Faenza, Faenza-Casciana-Terme, Arta Terme-Mirandola e nella Tappa regina delle Dolomiti la Arta Terme-Marmolada.
IMMAGINI DEDICATE ALLA FAVOLA DELLA MILANO-SANREMO
IMMAGINI DEDICATE  ALLE STAGIONI 1969-1970

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1971-1973: GLI ANNI NELLA SQUADRA SCIC ED IL GRAVE INFORTUNIO
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Nel 1971 termina la parentesi con la Molteni, nell’inverno precedente a causa di un apparente trattativa sull’ingaggio, Albani continua a temporeggiare la firma del contratto di Michele, non arriva mai al dunque, quindi il nostro Campione tra le tante offerte ricevute, accetta quella concreta della SCIC con i direttori sportivi Ercole Baldini e Giganti Eraldo. Si scopre poi che la Molteni stava trattando in segreto con il Cannibale Eddy Merckx, in quanto la Faema aveva difficoltà economiche. Michele è deciso a ripetere le eccellenti prestazioni dell’anno precedente, magari bissare la Milano-Sanremo, oppure un pensierino a quella maglia Rosa tanto ambita. La preparazione alla Classicissima passa dalla Tirreno-Adriatico dal 10 al 14 marzo, all’epoca alla sesta edizione. La prima tappa gli sfugge per poco a favore di Gianni Motta, nella seconda Tappa con arrivo a Pescasseroli, Italo Zilioli coglie tappa e primato, Michele è quinto. Nella terza tappa il Campione di Castenedolo vuole far saltare il banco con una azione delle sue, scollina per primo al GPM, rallenta prima di affrontare la discesa per mettere della carta di giornale sotto la maglia, Bitossi lo passa a velocità doppia sfiorandolo, Michele perde l’equilibrio e cade rovinosamente a terra battendo il femore. Il nostro Campione da vero ciclista, risale in sella e pedala per 20 km fino al traguardo, sperando che il forte dolore sia solo una botta, ma il referto dell’ospedale è duro: rottura della testa del femore, con prognosi di cinquanta giorni di gesso. Addio Milano-Sanremo ma si spera una ripresa per l’appuntamento clou, la cinquantaquattresima edizione del Giro d’Italia, con partenza da Lecce. La seconda tappa del 22 maggio, da Bari a Potenza, la piu’ lunga con i suoi 260 km, mette in mostra un Michele in grande condizione, rallentato verso una possibile vittoria a causa di una crisi di fame, a cui si deve sommare un problema con le scarpe ‘speciali’ con rivestimento in acciaio. Scarpe realizzate dall’artigiano bresciano Bedulli del Villaggio Sereno, conosciute nel gruppo per la loro calzata, ma non adatte per le temperature elevate del sud, in cui a causa della scarsa circolazione interna dell’aria, gli provocano problemi come fastidi e scottature ai piedi. Il due giugno si corre la cronometro Salò-Desenzano (viene vinta dal compagno Davide Boifava), nonostante l’aria di casa Michele non riesce a mordere, principalmente per due motivi: la salute della sorella Matilde che lo preoccupa e la preparazione approssimativa causata dall’infortunio alla Tirreno Adriatico a marzo. 
A causa della prematura scomparsa della sorella, alla sedicesima tappa Dancelli si ritira, il Giro viene vinto da Gosta Petterson, il bresciano Pierfranco Vianelli conclude quinto nella generale.
Il Campione di Castenedolo è chiamato al riscatto per l'anno seguente, i suoi tifosi lo chiamano a gran voce, è sicuro di potere lasciare il segno al Giro d’Italia, per tanto la preparazione parte con la Milano-Sanremo (conclude sesto), parte per la campagna al nord e corre anche il Giro delle Fiandre (conclude ventiduesimo). Il 21 maggio è a Mestre (Ve) per la partenza del Giro d’Italia, ma non va oltre due secondi posti battuto in entrambe i casi da Roger De Vlaeminck, e nella tappa successiva viene accusato e poi squalificato per essersi fatto trainare dall’ammiraglia. Questo episodio Michele lo ricorda molto bene, respinge questa accusa ed afferma che la squalifica è stata solo una ripicca del Commissario di Giuria Sig. Prece, a seguito di un battibecco tra i due. Michele è deciso di riscattare la stagione al Giro di Svizzera trentaseiesima edizione, dal 15 al 23 giugno 1972, ottiene due vittorie nella 4° e 6° Tappa che gli valgono morale, il terzo posto nella classifica finale e la maglia della classifica a Punti. Al ritorno dalla Svizzera Michele sta bene, vuole ritornare il Michele combattivo e tenace che tutti conoscono, prosegue gli allenamenti fino a quando la sfortuna è dietro l’angolo. Durante una pedalata con l’amico Mario Anni, nel tratto in discesa dal Lodrino verso la Val Trompia, in una curva c’è un incidente non segnalato tra un camioncino ed una macchina, Michele vede in tempo e rallenta, al contrario il compagno di allenamento Anni vede solo all’ultimo momento, ed investe in pieno Michele, con conseguenti gravi danni fisici. La convalescenza è fino a luglio, in tempo per rientrare in gruppo e vincere il Giro delle Marche, con conseguente convocazione per i mondiali in Francia, che vede vincitore Marino Basso, secondo Franco Bitossi.
L’inverno in attesa della nuova stagione 1973 non passa in modo sereno, Michele ha problemi di mal di schiena e mal di gamba, che ne pregiudicano la condizione, è ugualmente al via della Milano-Sanremo che chiude al 36° posto. Il 18 maggio è in Belgio a Verviers per la partenza del 56° Giro d’Italia, giro che viene dominato dalla prima all’ultima Tappa da Eddy Merckx, Michele abbandona alla 17° Tappa.

007
1974: IL CAMPIONE ALL'ULTIMO ATTO
​
Per la stagione 1974 il Direttore Sportivo Luciano Pezzi, offre un contratto a Michele con la speranza di un suo ritorno agonistico ad alto livello, alla Milano-Sanremo si piazza ventiseiesimo, ma durante tutta la stagione persistono i dolori causati dalla precedente rottura del femore, problematica che si deve sommare ai vari traumi accumulati in anni di carriera. Per tanto, a causa dei problemi fisici che lo perseguitano, Dancelli non è più motivato a proseguire e a fine stagione a soli trentadue anni si ritira dall’attività agonistica, chiudendo una carriera straordinaria con ben 84 vittorie, con 14 giorni in maglia Rosa al Giro d’Italia e undici vittorie di Tappa, In otto occasioni ha indossato la maglia azzurra della Nazionale, conquistando due medaglie di bronzo. Al Tour de France vince il primo tappone Alpino e per un giorno indossa la maglia Amarillo alla Vuelta de Espana. 

008
MAGLIE PERSONALI CHE RICORDANO LA CARRIERA  DI MICHELE (collezione privata della famiglia)
Maglie classifiche: Giro d'Italia, Giro di Svizzera, Parigi-Nizza, Campionato Italiano e Maglia Nazionale.

Maglie squadra MOLTENI:
Maglie squadre SCIC e DREHER:


Si Ringrazia: 
Michele Dancelli e la figlia Liana per la disponibilità.
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